Nel calcio moderno, anche dilettantistico, fatto di trasferimenti ben remunerati e bandiere che sventolano per troppo poco tempo, ci sono storie che ci ricordano il vero significato di appartenenza. Dal dopoguerra al 2008 la maglia granata aveva conosciuto per lo più campi regionali; la dimensione anche nelle poche stagioni di presenza in D negli anni ’90 era al massimo quella di una outsider (come nel testa a testa con il Benevento).
Se esiste un momento in cui i normanni cari allora al presidente Spezzaferri fecero un concreto salto di qualitá, proponendosi come societá e squadra ai vertici della massima serie dilettantistica, é alla fine del 2006 quando il cambio di guida tecnica, affidata a Gigi Boccolini, coincide con l’arrivo di calciatori affermati, come ad esempio Ingenito, e di giovani promesse come Rosario di Girolamo.
Di Girolamo, inizialmente, gioca terzino sinistro poi successivamente si afferma nel ruolo di centrale.
Le speranze di una carriera piena di soddisfazioni sono pari a quelle di tutti i tifosi granata di arrivare nel calcio che conta: un connubio perfetto.
Non poteva non essere Rosario Di Girolamo il capitano della nuova rinascita del calcio aversano. Un cerchio che si chiude, un romanzo sportivo con il finale più dolce che si potesse desiderare.
L’esperienza, la saggezza tattica e quella fame di vittoria che non lo ha mai abbandonato, hanno contagiato compagni e tifosi; un faro nei momenti di difficoltà e sempre pronto quando al crescere della tensione in campo e fuori quando bisognava opporre serenitá e rispetto.
Ha risposato la causa aversana guidando tutti verso un traguardo che non é solo sportivo ma, oggi come allora, é il punto di partenza per una nuova era che ci potrá vedere presenti sulla scena nazionale per mostrare le forze imprenditoriali migliori e le energie più sane di un territorio che ha tanto da promuovere ed offrire, con l’orgoglio di chi porta nel cuore l’immutabile stima e amore per il proprio, unico, capitano.
